Mercoledì, 30 Settembre 2015 15:20

Teatro delle Regioni 2015

Chiude in positivo la XVI edizione del festival

È calato il sipario sul festival “Teatro delle Regioni”, organizzato dal gruppo teatrale “Il Mosaico” con il sostegno della Fondazione Rovigo Cultura, di RovigoBanca e con il patrocinio del Comune e della Provincia di Rovigo e della Regione Veneto.

La XVI edizione del festival, ambientato nel tradizionale scenario del chiostro del Monastero degli Olivetani, ha visto un cartellone di tutto rispetto. Ancora una volta l’accurato lavoro di scelta è riuscito a produrre un’offerta culturale in grado di coniugare tradizione e ricerca della novità, cultura e leggerezza, curiosità e voglia di riassaporare pagine classiche. La risultante è stata quindi una rassegna di spettacoli qualificata e stimolante, con protagonisti di primissimo piano, in cui riconoscere le diverse tendenze che animano le scene.

Nella serata inaugurale di martedì 14 luglio, la scena è stata affidata alla compagnia “Satiro Teatro” di Treviso che ha presentato “La ballata del barcaro”, diretto da Roberto Cuppone, liberamente tratto da I pirati della Plata, storia di un barcaro di Davide Stefanato e Xenia De Luigi.

Lo storia, magistralmente interpretata da Gigi Mardegan, è andata a chiudere quella che, con “Mato de Guera” e “Diese franchi de aqua de spasemo”, lavori già presentati nelle due precedenti edizioni del festival, quella che possiamo definire “la trilogia della memoria”. Siamo nel 1964: mentre nel mondo il mito del progresso si accompagna con la vergogna del razzismo, in Italia si inaugura l’Autostrada del Sole e il Festival di Sanremo vende milioni di dischi, fra una lacrima sul viso, non ho l’età e se domani… In riva al Sile, Ugo (Gigi Mardegan), l’ultimo barcàro, ha ormeggiato la sua barca in attesa del vento nuovo. Così, senza volere, la vita di Ugo si fa spettacolo, la sua barca un palcoscenico galleggiante, la sua vela un fantastico fondale e insieme una bandiera.

Il pubblico ha così potuto assistere alla rievocazione dell’epopea dei barcàri, antica e gloriosa nel Veneto serenissimo dei quattrocento canali, finita improvvisamente negli anni Sessanta, col benessere e con le prime autostrade. Gente di fiume e di laguna che per secoli ha trasportato tronchi, pietre, zucchero e frumento, sospinta dalla “bava”, tirando come matti la “sèngia”, solcando le onde con lo sguardo fiero e lazzarone di chi conosce la sponda e l’orizzonte. Attraverso le parole di Mardegan, le vite degli ultimi traghettatori – dure, romantiche e un po’ zingaresche – si sono trasformate in leggenda popolare.

Il secondo appuntamento, martedì 21 luglio, ha visto come protagonisti gli stessi attori de “Il Mosaico” guidati dal sapiente tocco del regista Emilio Zenato. Il gruppo teatrale rodigino ha portato all’attenzione del pubblico “Sarto per signora”, conosciuta pièce di Georges Feydeau. Nella trama, un medico cerca di coprire le proprie scappatelle con una serie di bugie, fingendosi sarto da donna per incontrare l’amante; da ciò nascono e si rincorrono bugie su bugie che si sovrappongono a quelle degli altri personaggi in scena. Equivoci e situazioni comiche dettagliano il percorso della farsa, attraverso la quale Georges Feydeau muove caricature e critica i costumi borghesi, ipocriti, falsi e frivoli.

La compagnia, al debutto con questa rappresentazione, è apparsa ben affiatata e capace di tenere bene il palco. Ad emergere fra tutti, Fabio Valerio Raminella, nel ruolo del dottor Moulineaux, ed Antonio Spolaore nei panni dell’irritante e fastidioso scocciatore Bassinet, proprietario della garçonnière affittata dal medico. Specialmente Raminella è apparso sempre a suo agio con il personaggio e, istruendo un ritmo pressante e concedendosi qualche leggera improvvisazione, è riuscito a dispensare brio e ritmo. Le risate del numeroso pubblico presente hanno premiato gli attori, che hanno dimostrato di reggere lo spettacolo grazie alla loro esperienza ed alla capacità di instaurare un ottimo feeling col pubblico.

Si erano presentate in sordina le ragazze della compagnia “Istarion Teatro” di Albinea (RE) che martedì 28 luglio, per la terza serata della rassegna, hanno portato in scena “Felicemente Hysteriche, la storia inedita del corpo delle donne”, di Valentina Tosi. Con un titolo del genere ci si sarebbe immaginati di assistere ad un reading con un'ambientazione stile anni '70, anni che furono di proteste e cortei di piazza, contro ogni forma di autoritarismo, diseguaglianza, sfruttamento e con le donne che rivendicarono emancipazione e liberazione sessuale, riunendosi nei collettivi, discutendo e intonando canti di libertà. Niente femminismo militante, invece, nella loro proposta teatrale che, miscelando sapientemente umorismo, satira ed ironia, sono riuscite a trovare le chiavi giuste per divertire il pubblico, proponendo spunti di riflessione intorno all’universo femminile ed alle sue condizioni nella contemporaneità.

La performance proposta da Valentina Tosi e Raffaella Bonitatibus, ben avviluppata dall’atmosfera creata dalle musiche e dalle perle vocali di Daniela Lopez, con racconti autobiografici ma anche con la voce di guide esperte come Franca Rame, ha accompagnato il pubblico in un intrepido viaggio attraverso la geografia del corpo delle donne, alla scoperta della loro intima natura, del loro essere lunatiche e contestualmente magiche e portatrici di vita.

Apparentemente lo spettacolo presentava un mondo fatto di stereotipi di genere: sessismo, divorzio, violenza psicologica e fisica, diritti mancati etc.; nella realtà era la storia di donne che affrontano la quotidianità dell'amore, del lavoro, della famiglia con voglia di cambiamento. Donne che desiderano vivere con l’uomo e non per l’uomo.

Le tre protagoniste hanno dimostrato di essere brillanti, raffinate e istrioniche sul palcoscenico. Probabilmente a più di qualcuno tra i numerosi uomini presenti è capitato di ritornare con il pensiero a quel motto socratico che fu leitmotiv del primo anno di filosofia alle scuole superiori: io so di non sapere. E so anche che non potrò mai sapere tutto…  

Evento applauditissimo è stato sicuramente l'appuntamento di domenica 2 agosto che ha visto esibirsi sul palco la Compagnia Teatrale Favl di Viterbo con “Rose rosse per te” di Bruno Mencarelli. La pièce, ispirata alla celeberrima commedia ”Due dozzine di rose scarlatte” di Aldo De Benedetti, in questo divertente adattamento della Compagnia Teatrale Favl ha assunto un linguaggio più attuale e dinamico, con personaggi e dialoghi che si sono discostati dal tema originariamente borghese della commedia per assumere una forma di comicità maggiormente accessibile ai nostri tempi.

La commedia racconta di un matrimonio fin troppo fedele, la moglie, forse trascurata, comincia a sentire voglia di evasione e organizza un viaggio da sola, il marito, complice l’amico di famiglia, ne approfitta per tentare di avvicinare una bella signora inviando due dozzine di rose scarlatte con lo pseudonimo “mistero”. Ma il mazzo per errore arriverà alla moglie…

Da questo equivoco si è sviluppata una storia parallela sul desiderio e la necessità di sognare, un percorso iniziatico che ci ha fatto riflettere sorridendo sulle nostre debolezze. Una storia arguta ed elegante in cui il gioco delle coppie si è mostrato come un imprescindibile motore narrativo, in cui le schermaglie coniugali si sono affrontate con leggerezza e vivacità.

“Rose rosse per te” si è dimostrata una di quelle commedie che giocano sulle fantasie della seduzione, sui tradimenti immaginari, attraverso un sottile gioco psicologico che si è dipanato in un meccanismo teatrale perfetto, a metà strada tra l'arguzia del teatro inglese moderno e il vaudeville francese. Una commedia che ha parlato di uomini e donne con le loro debolezze, i loro vezzi, le loro idiosincrasie. Una divertente commedia degli equivoci che ha trascinato il numeroso pubblico presente in un susseguirsi di situazioni e battute esilaranti.

Domenica 9 agosto,  nella quinta serata di festival , il Gruppo Teatrale “Il Gabbiano” di Trieste ha chiuso il ciclo di rappresentazioni presentando la commedia brillante “Forsi che sì… Forsi che no!”, testo e regia di Riccardo Fortuna da un’idea di Cristopher Durang.

In scena sei personaggi in cerca di nuovi equilibri e d’amore, dove: Bruno ama Andrea, ma Andrea non ama Bruno, ama Costanza, Costanza non ama Andrea, Zimermann ama Costanza, ma Costanza inizia ad amare Andrea; poi Carlotta s’innamora di Zimermann, ma Zimermann continua ad amare Costanza e, alla fine, Bruno fugge con Angelo che non ama nessuno.

La compagnia, che calca con successo le scene del teatro dialettale triestino e dell'Istria da ormai 30 anni, ha proposto una spassosa ed irriverente satira sulla psicanalisi e sulla società moderna, con una riflessione sui bisogni e le difficoltà di comunicazione nei rapporti umani. Temi che in scena si aggomitolano e sbrogliano attraverso uno sguardo sulle relazioni che i personaggi hanno in primo luogo con se stessi e quindi con gli altri caratteri.

Nel complesso il bilancio è stato più che positivo, non solo per il numero degli spettatori ma soprattutto per la qualità delle compagnie e degli artisti che hanno animato la manifestazione. Il crescente interesse dimostrato dal pubblico durante il festival e il successo delle singole rappresentazioni hanno sicuramente dato una buona linfa per nutrire ancora nei prossimi anni la città di questo prezioso evento nell'estate rodigina.

Pubblicato su "Banca Domani" n° 2 Settembre 2015 - Anno XIV

 

Letto 1714 volte
chiara

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.