Lunedì, 02 Aprile 2018 11:23

Monetine da 1 e 2 centesimi addio!

Ecco cosa cambia per i pagamenti in contanti

 

La notizia è passata un po' in sordina per l'opinione pubblica, ma non per gli addetti ai lavori. Stiamo parlando della sospensione della fabbricazione in Italia delle monetine metalliche da 1 e 2 centesimi di euro, a decorrere dall’1 gennaio 2018, disposta in sede di conversione in legge del decreto n. 50-2017.

L’abolizione dei centesimi, accolta a furor di popolo, comporterà anche un sostanzioso risparmio. Infatti, per produrre i 2 centesimi la Zecca spendeva in media 4,5 cent, mentre per produrre le monetine da 1 centesimo lo Stato sborsava 5,2 cent. E se consideriamo che dal 2002, anno dell’entrata in vigore dell’euro, sono state prodotte circa sei miliardi di monetine è facile fare i conti. Grazie alla loro sospensione il risparmio per lo Stato sarà di circa 20 milioni di euro l’anno, una cifra più che ragguardevole.

La novità, come ogni cosa, ha i suoi pro e i suoi contro. Infatti, se da un lato, per molti queste monetine rappresentano soltanto un fastidio in più nelle tasche o nel portafoglio; dall’altro, non sono pochi gli effetti immediati di questa abolizione.
Molte le domande che sorgono spontanee: chi ha ancora a casa queste monetine potrà spenderle? Cosa cambierà, a seguito della loro abolizione, per i pagamenti in contanti? Come si pagheranno i prodotti non a cifra tonda? Più in generale: quali saranno le conseguenze sui prezzi?

È bene chiarire subito una cosa: sebbene il Governo abbia deciso di mandarle ufficialmente in pensione, le monetine da 1 e 2 centesimi continueranno ad avere valore legale e potranno ancora essere utilizzate per i pagamenti, senza che i commercianti o le banche possano rifiutarsi di accettarle. Lo ha stabilito la Banca Centrale Europea in seguito a un esposto presentato da Belgio e Finlandia, paesi nei quali le monetine sono state abolite sin da subito.

L’uscita di scena delle due monetine di rame avrà un importante effetto immediato: l’importo finale degli scontrini, infatti, sarà arrotondato per eccesso o per difetto ai 5 centesimi più vicini. Se, ad esempio, si deve pagare uno scontrino da 9 euro e 52 centesimi, in contanti si pagherà 9 euro e 50 centesimi; se la spesa, invece, è di 9 euro e 54 centesimi si arrotonderà a 9 euro e 55 centesimi.

Attenzione: l’arrotondamento riguarda solo l’importo complessivo dello scontrino da pagare in contanti e, dunque, non i prezzi dei singoli prodotti che resteranno invariati. Da rilevare che, secondo la normativa, l'arrotondamento non si applicherà qualora il pagamento venga effettuato tramite carta di credito, bancomat e simili. Ricordiamo che è fatto obbligo per chiunque venda beni o servizi di consentire il pagamento con bancomat e carte di credito per importi superiori a 30 euro.

Quindi a fronte di uno stesso prezzo si potranno pagare due differenti importi a seconda che si usi denaro contante oppure moneta elettronica o diversa dal contante.

C’è già chi teme che questa novità comporterà un aumento di tutti i prezzi. Timore, almeno sulla carta, infondato. È prevista, infatti, la vigilanza da parte del Garante per la sorveglianza dei prezzi che, semestralmente, dovrà comunicare le proprie osservazioni al Ministero dello sviluppo economico; quest’ultimo, qualora si riscontrassero anomalie, potrà contattare l’Antitrust o proporre nuove normative.

 

(Articolo pubblicato su Banca Domani n. 1 Aprile 2018)
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