Venerdì, 01 Agosto 2014 00:00

Jazz nights at Casalini’s garden

L'esibizione, al centro del palco del giardino di Palazzo Casalini, di Marco Tamburini L'esibizione, al centro del palco del giardino di Palazzo Casalini, di Marco Tamburini

Concerti di musica Jazz a Rovigo nei giardini di Palazzo Casalini

ROVIGO - Un alto muro e le chiome di grandi alberi nascondono dall’esterno la vista di un incognito spazio verde, residuo di quel rigoglioso giardino che un tempo ornava un palazzo dell’antica borghesia rodigina. La prima sensazione provata da un visitatore che, a due passi dalle più trafficate piazze e vie del centro, varca il cancello del giardino di Palazzo Casalini è di assoluta sorpresa: un inedito salotto all’aperto nel cuore della vecchia Rovigo.

Palazzo Casalini è un gioiello del nostro territorio che dal 13 dicembre 2003, dopo complessi e delicati lavori di restauro e di ristrutturazione, ospita la sede di RovigoBanca. Questa splendida cornice è stata prescelta come location per lo svolgimento della prima edizione della rassegna “Jazz nights at Casalini’s garden”, organizzata dal nostro Istituto in perfetta sinergia con il Conservatorio “F. Venezze”, non solo per favorire piacevoli momenti di aggregazione, ma soprattutto per contribuire alla crescita della cultura musicale nel nostro territorio, portando alla ribalta nomi in grado di ben rappresentare ai più alti livelli il jazz italiano in campo internazionale.

Quattro gli appuntamenti, succedutisi dal 25 giugno al 16 luglio, durante i quali interpreti affermati della scena jazzistica nazionale ed internazionale hanno incontrato le giovani promesse di questo genere musicale, molte delle quali provenienti proprio dal Dipartimento Jazz dell'istituzione musicale polesana che va sempre più configurandosi a livello nazionale come luogo di riferimento ed eccellenza per la qualità dei suoi docenti, per l’intenso programma didattico e per i metodi di studio.

Sebbene due appuntamenti su quattro siano stati dirottati al chiuso nell’auditorium di via Pighin, a causa dei capricci atmosferici, la rassegna è comunque riuscita a ben raffigurare la complessità di una musica sempre più globale, offrendo un ricco programma di mini concerti caratterizzati da diverse soluzioni jazz, dalle più classiche alle più “spinte”: sonorità particolari e suggestioni impareggiabili, in un crescendo di interesse da parte del pubblico e della critica.

Già alla prima serata due proposte di alto livello. Il primo set ha visto protagonista il “Nazzareno Brischetto New Quartet”, nel quale il trombettista catanese è stato affiancato sul palco dell’auditorium da Luca Grani, Giannicola Spezzigu e da Enrico Smiderle. Brischetto ha proposto un repertorio all'insegna della modernità, supportato dall'effettistica e da una sezione ritmica di altissimo livello. Il secondo set è stato dedicato al jazz più riflessivo e seducente del duo Marco Tamburini e Kalman Olah. Una reunion all'insegna della poesia, con un sound decisamente fresco ed accattivante. Il fraseggio di Tamburini alla tromba è apparso arricchito dagli stimoli di un pianista in cui la matrice magiara e rom è fortemente radicata, fissando quel tocco di lirismo in più in uno swing deciso e potente.

Se la serata d’esordio si era configurata come una sorta di piacevole tributo alla tradizione, seppure rappresentandola con la giusta dose di modernità, le due formazioni che si sono alternate mercoledì 2 luglio hanno, da un lato regalato suoni ricchi di richiami musicali inseriti nella contemporaneità dei nostri giorni e dall’altro, con l’omaggio a Gil Evans, ci hanno consentito di fare un tuffo nel jazz rock. La prima formazione ad esibirsi è stata il quartetto “Drumpet” composto da Marco Tamburini, Roberto Cecchetto, Glauco Benedetti e Mauro Beggio. Quattro musicisti versatili in grado di fondersi insieme nella ricerca di un suono nuovo in cui la particolarità è stata data dall'uso moderno del basso tuba. La seconda parte della serata ha avuto per protagonisti gli “Eleven”, un large ensemble nato dalla ricerca del clarinettista Francesco Ganassin attorno alla musica della Gil Evans Orchestra, nel suo periodo elettrico (1969-1980). Il gruppo, composto da Francesco Ganassin, Mattia Dalla Pozza, Giuliano Nora, Antonello Del Sordo, Nazzareno Brischetto, Pasquale Paterra, Glauco Benedetti, Roberto de Nittis, Attilio Pisarri, Mauro Bonaldo e Lorenzo Bonucci, si è rivelato dalla sonorità accattivante e caratteristica, fortemente influenzata dalla musica rock, dal soul e dal funk.

Protagonista del fantastico concerto di lunedì 7 luglio, è stata l’ensemble “RJD Rovigo Jazz Department & Voices”, formata proprio da docenti e giovani talenti del dipartimento di Jazz del Conservatorio di Rovigo: Fabio Petretti, Stefano Onorati, Stefano Senni, Pasquale Paterra ed Enrico Sminderle. Una formazione, caratterizzata da un’accattivante fantasia ritmica e da un incredibile senso melodico, impreziosita dalla presenza di due ospiti dalla voce veramente notevole: Gaia Mattiuzzi e Diana Torto. Ad aprire la serata la bella e brava Gaia Mattiuzzi, cantante, improvvisatrice di formazione jazzistica che, grazie alle sue grandi doti vocali ed alla straordinaria sensibilità, è riuscita ad eseguire un programma ricco ed intenso oltre i limiti della vocalità. Nella seconda parte, l’esibizione dell’incredibile Diana Torto. Cantante con un curriculum ed una serie di collaborazioni da lasciare senza fiato: jazzista, ma con una formazione musicale completa. La musica trascinante dell’RJD Rovigo Jazz Department e la voce veramente comunicativa di Diana, che spesso si è trasformata in un vero e proprio strumento musicale, hanno letteralmente affascinato il pubblico presente. La voce della cantante si è rivelata tecnicamente ineccepibile, duttile, capace di adattarsi ai vari contesti, allo stesso tempo carezzevole e dolce senza mai divenire stucchevole.

Infine, lo strepitoso concerto di chiusura di mercoledì 16 luglio, che ha avuto per protagonisti della splendida serata la Venezze Big Band e tre veri mattatori della scena jazzistica internazionale come Nico Gori, Stefano Paolini e il direttore e arrangiatore Ambrogio De Palma. Lo spettacolo “Thunder Jazz” ha mantenuto fede al titolo. Un jazz esplosivo, di frequente dettato da velocità funamboliche che proiettavano la band in un sound solido e potente, accompagnando i vorticosi e trascinanti assoli di Gori e Paolini che hanno strappato più volte l'applauso durante il corso dei brani. Le due voci ospiti, Ilaria Mandruzzato e Camilla Busetto, hanno splendidamente interpretato pezzi standard della tradizione jazzistica rivisitati in chiave moderna. L’orchestra si è rivelata compatta e ricca di sonorità e sfumature, portata ad un altissimo livello di preparazione da Ambrogio De Palma e con un repertorio che ha offerto ampio spazio alle qualità interpretative di tutti i suoi componenti. Una serata da ricordare, forse il più bel concerto di questa orchestra galvanizzata dalla presenza dei due interpreti d'eccezione, che ha concluso il concerto con una versione da brividi di “Impressions”, a velocità da guinness dei primati. Lunghi applausi e richieste di bis, che i musicisti sul palco hanno ricambiato con l’ormai rituale Mercy Mercy Mercy (Zawinul) durante la quale De Palma ha ringraziato tutti gli interpreti della serata e salutato il pubblico.

Una rassegna nel complesso molto bella, dall’inizio alla fine. Una cascata di applausi ha accompagnato tutti i concerti, con acclamazioni che sono state anche un riconoscimento ed un augurio per una prossima edizione altrettanto, se non di più, ricca di buon jazz.

 

Pubblicato su "Banca Domani" n° 2 Agosto 2014 - Anno XIII
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chiara

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